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Alle
origini del laboratorio: Lodovico Pozzetti, indoratore arcivescovile e
l'Esposizione Vaticana del 1887
Tra
le antiche carte di un antico laboratorio si può trovare di tutto:
bolle d’accompagnamento dei materiali per la doratura ed il
restauro, lettere di ringraziamento per le opere compiute,
biglietti di conto ecc: una congerie di piccole cose
dall’inestimabile pregio di ricostruire dalle “retrovie” un mondo che
fu.
Ma il piccolo tesoro rinvenuto ormai parecchio tempo fa
tanto da essere incorniciato e appeso alla porta d’ingresso del
laboratorio di Giuseppe Vicinelli, scava ancora di più nel passato.
Si
tratta di una vecchia carta intestata della Ditta Lodovico
Pozzetti con tanto di specifica di “Indoratore
Arcivescovile”
e di bollature recanti le effigi di Papa Leone XIII
datata 1888 e di Pio X datata 1893.
Il
Signor Lodovico Pozzetti era uno stimato Maestro dell’Arte
dell’Indoratura ed esercitava il mestiere presso il proprio laboratorio
in via Castiglione, 33 proprio dirimpetto (come
cita la
carta) alla Ex Chiesa di S. Lucia.
Alla sua
opera si attribuiscono
molti dei restauri e dorature di parecchie chiese del centro
storico e di palazzi della nobiltà bolognese a cavallo fra il
XIX
ed il XX secolo.
Le
bollature che compaiono sulla carta intestata
rivestono una notevole importanza storica, mi riferisco in special modo
a quella del 1888 ove oltre all’anno compare anche la scritta “medaglia
di bronzo” Esposizione Vaticana.
Correva
l’anno 1887 e non da
molto tempo si era giunti all’unità d’Italia, un momento senz’altro
critico per il potere temporale della Chiesa ora costretta
negli
angusti confini dello Stato Vaticano nel seno di Roma.
In
occasione delle Nozze d’oro del Padre Santo Leone XIII con la Santa
Romana Chiesa fu indetto un solenne Giubileo
Sacerdotale e
per l’occasione fu promosso ed organizzato un grande
avvenimento
mondiale: l’Esposizione Vaticana.
Per
spiegare
brevemente di cosa si trattava citiamo il Regolamento
che
enunciava all’art 1) “….viene promossa
un’Esposizione
di prodotti dell’arte e dell’industria dei Cattolici che in attestato
del loro filiale affetto al santo Padre, glieli offrono in
dono”;
e all’ art 3) “ L’Esposizione comprenderà principalmente
tutti
gli oggetti relativi al culto e alla religione cattolica e
secondariamente oggetti non appartenenti al culto, ecc ., ma
provenienti dall’arte e dall’industria dei Cattolici”.
Come cita
“L’eco del Pontificato” nell’ “Album dell’Esposizione
Vaticana”,
relazione pubblicata nel 1890 “sarebbe impresa difficile per non dire
impossibile ….poter descrivere in tutta la sua maestà questo
monumento sublime ch’è l’Esposizione Vaticana…che ha riunito in un sol
pensiero, ha compreso in un’aspirazione comune, in un gaudio universale
, le genti fra loro più separate e divise da montagne da
oceani…
“.
I doni
potevano spaziare dunque dagli imponenti arredi
sacri e preziosi crocifissi ai merletti ricamati dalle brave
signore delle diocesi parrocchiali, dai Vin santi alle
riproduzioni in pietra dura di tartarughe od iguana offerte per esempio
dall’Australia….
La
riuscita di questa ciclopica impresa è
ampiamente attestata tanto da dovere aumentare gli ambienti
previsti per ospitare l’Esposizione.
L’
allestimento doveva
tenersi nel Cortile della Pigna adiacente ai Musei Vaticani
ma
per necessità di spazio ci si estese a tutto il Museo
Chiaramonti
che comunque si rivelò insufficiente a contenere la moltitudine di doni
offerti al Santo padre e perciò si dovette procedere alla
costruzione di un nuovo ambiente lungo il viale
detto della
Giostra ed un’altra galleria nel cortile delle
Corazze.
Ma quello
che interessa ai nostri fini è che la
Commissione promotrice dell’evento era bolognese e vedeva
nel benemerito e poliedrico Giovanni
Acquaderni il
presidente della stessa. Ecco dunque che il Pozzetti
partecipa
all’Esposizione donando 3 cornici dorate
e come
testimoniato dal catalogo stampato appunto nell’Album dell’ “Eco del
Pontificato” (vedi foto trafiletto) si aggiudica la Medaglia
di
bronzo e un’altra medaglia di bronzo commemorativa coniata per cura del
Comitato promotore.
A
distanza di pochi anni e precisamente nel 1893 in occasione della
Esposizione di Senigallia che ebbe senz’altro minore risonanza della
precedente il nostro si aggiudicò la medaglia d’argento.
Purtroppo
non abbiamo notizia dell’oggetto premiato offerto in dono.
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