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Fotografia storico-urbanistica
della distribuzione delle botteghe/laboratori di indoratura nel 1850.
Come
s’imparava il mestiere di indoratore una volta: “andare a bottega”.
Le
botteghe/laboratori di oggi: piccola indagine sulla attuale
distribuzione nel centro storico. La formazione.
Esiste una bella pubblicazione scritta da Giorgio Ronchi dal titolo
“Bologna 1850” che traccia, nel vero senso della parola, non solo
ricostruzioni prospettiche della città entro mura ma ha il grande
pregio di annotare sotto i disegni ed in corrispondenza dei portoni
delle case e delle botteghe, i mestieri di riferimento.
Grazie a questo insostituibile lavoro che prende le mosse
dall’ “Indicatore Bolognese” scritto nel 1854 da
Sebastiano Gaetano Giovannini è possibile delineare un quadro storico
economico della Bologna risorgimentale ed individuare, cosa più
importante ai fini di questo elaborato, la distribuzione
delle Botteghe di Indoratura in questo periodo all’incirca
coevo alla presenza del Laboratorio di Lodovico Pozzetti, Maestro
indoratore cui risalgono le origini del Laboratorio in esame.
COLLOCAZIONE URBANA
DEI LABORATORI/BOTTEGHE DA “INDICATORE BOLOGNESE” E
DA “BOLOGNA 1850”
Numero
sulla mappa |
Ubicazione
della bottega |
1 |
V.lo S.
Antonio delle
Banzuole, 1193
Ora Via IV Novembre |
2 |
Via S.
Felice, 107 |
3 |
Via
Pellacani, 3038
Ora Via G. Petroni |
4 |
Via S.
Vitale, 56 |
5 |
Via
Altabella, 1623 |
6 |
Via de
Libri, 1044
Ora Via Farini |
7 |
B.go
Salamo, 1051
Ora Via Farini |
8 |
Via delle
Clavature, 1344 |
9 |
Corte
de’ Galluzzi, 1113 |
10 |
Via di
Miola, 1073
Ora Via S. Stefano |
11 |
Via di
Miola, 86
Ora Via S. Stefano |
12 |
Via S.
Stefano, 76 |
13 |
Via
Cartoleria nuova,616
Ora via Guerrazzi |
Pianta
Topografica Prospettica di Bologna anno 1889 da
“Bologna a colpo d’occhio - Guida indispensabile al visitatore (Stab.
Lit. Sauer e Barigazzi Bologna).
Clicca
sulla foto per ingrandire
Pianta con sovrapposizione
delle 13 botteghe/laboratori ricavate dal testo Bologna 1850 (stelle di
colore rosso) e delle 4 botteghe attualmente presenti nel centro
storico di Bologna (stelle di colore verde). Antico
Laboratorio di Amadori-Vicinelli (stella colore giallo).
Una
disamina dei dati reperiti consente di notare una
distribuzione di 13 botteghe/laboratori nel quadrato
del
centro storico costituito dalle attuali Strada
Maggiore,
Petroni, Guerrazzi, S. Stefano/Farini, D’Azeglio
con picchi
di concentrazioni nelle vie S. Stefano e Farini.
Alla
bottega/laboratorio di indoratura talvolta si trovava affiancata una
bottega di falegname o di intagliatore.
Nel
periodo la richiesta di opere realizzate da questi Maestri del bagliore
era elevata e la committenza attingeva sostanzialmente dal bacino
ecclesiastico-nobiliare della Città, non a caso infatti le nostre
botteghe/laboratori hanno sede proprio in corrispondenza o vicinanza di
Chiese o in prossimità di palazzi nobiliari .
Il
lavoro dell’Indoratore quando non si svolgeva in loco o a domicilio
(pensiamo alle committenze ecclesiastiche presso le chiese o i grandi
lavori richiesti presso i Palazzi signorili) aveva luogo nel
laboratorio o nella bottega. La distinzione risiede nel fatto che
mentre la bottega si affaccia sulla strada, il laboratorio
rimane
contestualizzato presso il domicilio dell’Artigiano. Questo fenomeno di
antica data e molto frequente a
Bologna, valeva
anche per altri mestieri pensiamo ad esempio alle cartiere od alle
tintorie od ai celebri opifici, si venivano a costituire delle piccole
imprese a base familiare dove “casa e lavoro” alle volte non
trovavano distinzione.
Quando
il contesto lavorativo non era familiare imparare il mestiere
significava “andare a bottega” a
pagamento da
un artigiano d’esperienza dove il “cinno” con
pazienza
intraprendeva una lunga gavetta fatta di sacrifici,
sgridate (le bravè) e forse qualche scappellotto prima di potere
mettere le mani su di un pezzo da lavorare e ci
voleva
tempo.
I
primi compiti che venivano affidati all’apprendista consistevano nel
pulire gli ambienti di lavoro, gli attrezzi come ad esempio i
raffetti che dovevano avere le lame sempre perfettamente
taglienti, fare commissioni come andare a procurare
il
gesso , i diluenti ecc… nelle mesticherie. Passato qualche tempo e dopo
avere respirato per un po’ l’atmosfera polverosa del
laboratorio
“il Cinno” cominciava a mettere le mani sui lavori, ad esempio su una
cornice ma attenzione anche qui si andava per gradi: prima s’imparava
come “dare di colla” sul legno grezzo poi a liberare il pezzo
dalle colature di gesso raschiando coi raffetti. Quando
l’apprendista veniva ritenuto all’altezza giungeva il tempo per “dare
di gesso” e di rimodellare la parte intagliata. Infine dopo
avere dato di bolo dopo mediamente un anno di
pratica
poteva “mettere giù la foglia” cioè imparare a tagliare a coltello e a
stendere sul pezzo la lamina d’oro, argento od ottone ( detta
ottonella).
Facciamo
seguire i dati raccolti da una piccola indagine per
verificare lo
stato attuale della presenza e distribuzione delle botteghe/laboratori
di restauro e doratura su legno nel centro storico della nostra città.
Abbiamo
messo in evidenza di sulla pianta solo 4
botteghe/laboratori di restauro e con specializzazione nella doratura a
guazzo con sede nel centro storico delle 9
rintracciate nella nostra città.
Sebbene
in circa 150 anni si noti una certa diminuzione di queste
entità
occorre tenere presente che mentre un tempo esisteva un forte legame
tra ubicazione della bottega/laboratorio e committenza, oggi questa
“dipendenza” si sente in maniera meno incisiva. Da ciò ne
deriva
una distribuzione meno vincolata al centro storico
sede di
palazzi e chiese che si estende anche
nelle zone
di prima periferia.
Notiamo
che le 4 botteghe/laboratori trovano ubicazione in zona “Due
Torri” in modo analogo alla distribuzione esaminata nel 1850.
Numero
sulla mappa |
Ubicazione
della bottega |
1 |
Via S.
Petronio vecchio, 57/a - Castellari Alessandro |
2 |
Via S.
Felice, 116/f - Bottega del Legno dal 1991 |
3 |
Via
dell’inferno, 16/b – Nuova Bottega dal Luzzo |
4 |
Via
della
Paglietta 5/a -
L’Angelo d’oro |
Le
realtà indagate hanno messo in evidenza entità organizzate
esclusivamente a bottega, non si sono riscontrati
laboratori presso abitazioni: oggigiorno la
necessità di
avere una “visibilità” dalla strada che un interno non può
offrire è ampiamente giustificata !
Un
tempo, nemmeno tanto tempo fa, la fama di cui godeva l’Artigiano
trovava eco da sé stessa attraverso un “passaparola” che valicava le
generazioni.
Si
è provveduto ad incontrare ed “intervistare” i titolari delle Botteghe
rivolgendo loro alcune domande inerenti alla loro formazione, ai
materiali e agli strumenti utilizzati.
Ne
è emerso un panorama confortante per ciò che riguarda la passione, la
consapevolezza del valore della tecnica antica e dei materiali se non
antichi.
Bottega
Angelo d'oro
Occorre
mettere in evidenza che sostanzialmente tutti gli
intervistati, a
parte una sparuta eccezione di cui tratteremo oltre, hanno
una formazione conseguita presso scuole/accademie
di
restauro e doratura (vedi Palazzo Spinelli a Firenze) associata ad
esperienze di bottega più o meno durature.
C’è
anche chi ha compiuto corsi di intaglio arricchendo
ulteriormente
la propria figura professionale ed arrivando a soddisfare anche questa
richiesta della clientela (come nel caso del titolare della bottega
dell’ “Angelo d’Oro” di via della Paglietta).
Tornando
all’apprendistato in bottega alcuni hanno
lamentato, non a
torto, una certa omertà da parte dei pochi artigiani d’esperienza che
si concedono all’insegnamento. Pare quasi che l’antico vincolo del
segreto professionale, che veniva imposto agli iscritti alle
corporazioni medievali , sia penetrato nelle consuetudini di
questa categoria professionale anche dopo la cessazione di queste
organizzazioni.
Ogni
doratore/restauratore infatti possedeva delle ricette uniche
e
personalizzate che non avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura.
Fra
le realtà indagate quella di Alessandro Castellari
(che
possiamo definire “di nuova generazione”) conferma in toto i criteri e
le caratteristiche dell’artigiano di antica formazione.
La
scuola del Castellari è stata unicamente la “Bottega” luogo ove
comincia a muovere i primi passi sin da ragazzino dal momento che
nonno, babbo e zio sono stati doratori/restauratori.
Bottega
di Alessandro Castellari
Tecniche
e materiali sono quelli dell’antica tradizione inoltre questo artigiano
possiede gli strumenti di lavoro del suo avo che recano
visibilmente il carico del lavoro svolto. Dal punto di vista della
ubicazione, le botteghe dei Castellari si sono
affacciate
nel tempo su Via de’ Buttieri, Via Borgonuovo ed infine nella
locazione attuale, su via San Petronio Vecchio, confermando
la
tradizionale distribuzione già evidenziata nella realtà esaminata e
fotografata al
1850.
Un
interessante elemento che contribuisce a tracciare il quadro
socio-economico della Bologna degli anni 40-50-60 del secolo scorso era
la consuetudine dei doratori bolognesi di avere del personale
che
provenisse dalla scuola per doratori (dove insegnavano due fratelli
doratori di nome Nanni) nata presso l’Istituto dei Sordomuti che aveva
sede in Via Nosadella.
Così come
l’Amadori anche Castellari aveva al suo servizio un muto.
Un
altro momento significativo utile a mettere in luce alcune differenze
tra come si svolgeva e si svolge ora questa Arte, è stato l’incontro
con due restauratrici/doratrici le titolari delle Botteghe di via
dell’Inferno 16/b, la “Nuova Bottega dal Luzzo” e di via San Felice
116/f “Bottega del legno 1991”.
In
passato l’Arte veniva esercitata solo da uomini per il fatto
che
essi soli ( non le donne) erano ammessi all’organizzazione
corporativa fatto questo indispensabile per l’esercizio che
Mestiere. Bisogna aspettare la Rivoluzione Industriale nel
XVII
secolo per vedere ammesse le donne alle Corporazioni di alcune Arti
(della Seta, dei Cartai ecc…), ancora di più (XX secolo) per trovarle
intente nel restauro di un mobile o nella doratura a guazzo di una
cornice. Le due signore ne sono un esempio vivente. Esse hanno
affiancato alla scuola di restauro/doratura ed intaglio anche una buona
esperienza di Bottega riuscendo a vincere la tradizionale omertà
all’insegnamento dei “vecchi artigiani”.
"Bottega
del legno dal 1991" di Alessandra Casarini
“Nuova
Bottega dal Luzzo” in Via dell’Inferno
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FOTOGRAFIA
STORICO URBANISTICA |
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